Oggi ci occuperemo della donna e di tutto ciò che riguarda i costumi e le tradizioni legate alla sua figura nel corso dei secoli e nelle varie civilizzazioni che si sono succedute sulla Terra, e per farlo saremo ovviamente costretti a viaggiare nel tempo ed a ripercorrere tutte quelle che sono state le varie visioni e considerazioni della donna dalla preistoria ad oggi.
Non c’è dubbio che prima della sua grande emancipazione e della sospirata parità di diritti, riconosciuta soltanto nel 1996, la donna è stata vista, considerata, e trattata in diversi modi; l’unico dato di fatto certo è che, nel corso dei secoli, l’uomo e la donna hanno goduto di privilegi diversi, hanno dovuto adempiere a doveri diversi, ed anche per quanto riguarda i diritti ci sono sempre state delle grandi diseguaglianze; oggi per fortuna la discriminazione sessuale è diventata per molti paesi un reato perseguibile a norma di legge, ma esistono ancora posti nel mondo dove non lo è affatto.
La donna nella preistoria
Stando ai dati ricavati dai vari ritrovamenti archeologici effettuati ed ai relativi studi su quanto venuto alla luce, i ruoli della donna nella preistoria erano principalmente quello di raccogliere erbe, bacche, semi, radici, frutti, ed aiutare l’ homo sapiens nella gestione della carne che egli portava a casa di ritorno dalle battute di caccia che organizzava con altri uomini; a ciò si aggiunge ovviamente il compito di procreare, testimoniato anche dal fatto che in antiche sculture dell’epoca erano proprio gli organi della riproduzione ad essere messi in risalto (fianchi, ventre e seno abbondante).
Altre teorie invece sostengono che, almeno in alcune società primitive, la società fosse di carattere matriarcale e che fosse l’uomo ad essere sottomesso alla donna, ma non ci sono prove concrete. In pratica l’uomo cacciava e svolgeva lavori di forza, mentre la donna accudiva al focolare domestico, partoriva ed allattava, svolgeva piccoli compiti di secondaria importanza ma tutti volti alla cura della famiglia.
La donna nell’antica Grecia e a Roma
Se facciamo un salto ai tempi della Grecia antica, ci rendiamo conto che la considerazione di cui godevano le donne era già completamente differente da quella delle ere preistoriche; nel periodo di massimo fulgore della Grecia le donne ricche erano obbligate a vivere segregate in casa, mentre paradossalmente quelle più povere godevano di maggiore libertà in quanto lavoravano.
Entrambi non avevano alcun diritto politico, ed erano immuni dal reato di adulterio in quanto ritenute oggetto del reato stesso da parte dell’uomo, che era invece perfettamente punibile se lo commetteva. Nella Roma antica invece la donna aveva in un certo senso già un rapporto abbastanza paritario con l’uomo e, a differenza di quanto succedeva in Grecia, poteva anche accompagnarlo a feste e ricevimenti, partecipare con lui alla vita sociale, divorziare e risposarsi; l’unica distinzione che si faceva era quella tra classi sociali, che vedeva le donne aristocratiche godere di una condizione di vita senza dubbio migliore rispetto a quelle di basso ceto, costrette invece a lavorare (spesso in condizioni di schiavitù) alle dipendenze dell’uomo.
La donna dal Medioevo all’Ottocento
In età medievale le donne erano per certi versi considerate creature da proteggere, e per questo sottoposte a sorveglianza da parte degli uomini, che impartivano loro ordini e fungevano in un certo senso da guida; gli uomini vivevano nei grandi castelli dei feudi, mentre le donne abitavano in piccole casupole che fungevano da mansione per la servitù, pronte ad essere sottomesse dai loro padroni. Questo era grosso modo il tipo di vita al quale erano destinate le donne dei ceti medio-bassi; le nobildonne vivevano invece in grandi castelli circondate da cavalieri, dame, e dalla servitù, ricamavano, imparavano a leggere e scrivere, dedicavano tempo alla cura della loro bellezza e potevano anche ospitare delle amiche per una bella chiacchierata.
Fu poi nell’Ottocento che la figura della donna iniziò ad essere maggiormente considerata e valorizzata; furono quelli gli anni dei primi movimenti di lotta per l’eguaglianza dei diritti capeggiati da William Godwin e da Mary Wollstonecraft, considerati i veri fondatori del femminismo liberale, movimento che aprì definitivamente il cammino verso la decisa emancipazione femminile, cammino che proseguì in modo ancor più deciso con il socialismo marxista.
La donna moderna
Nel periodo dal dopoguerra (fine della seconda Guerra Mondiale) ai giorni nostri, le donne raggiunsero altri importantissimi traguardi in un’ottica di emancipazione e lotta per la parità dei diritti, primo su tutti il diritto al voto, ottenuto nel 1946 poco tempo dopo la fine delle ostilità. Da lì in poi i vari movimenti di lotta alla discriminazione sessuale si moltiplicarono, e la figura della donna iniziò ad assumere una valenza sempre maggiore.
Nella società moderna la donna, tranne alcuni casi isolati di paesi dove ancora esiste disparità, è riuscita ad ottenere una considerazione pari se non addirittura maggiore rispetto a quella dell’uomo, ed in Italia questo lo si può leggere già all’articolo 3 della Costituzione; se pensiamo infatti alla vita politica delle donne (in antichità totalmente assente), constatiamo che oggi addirittura le ‘donne politiche’ rappresentano circa il 40% del nostro Parlamento, cosa che fino a qualche decennio fa sarebbe stata impensabile.